Temi e convergenze sulla Legge di Bilancio: prove generali per il Quirinale?

Siamo entrati nel vivo della manovra finanziaria. Dopo la presentazione di oltre 6000 emendamenti, i diversi gruppi politici sono riusciti a far convergere i lavori sui soli 700 (circa) emendamenti segnalati. Ma la coperta è comunque corta e dovrà sopravvivere ai diversi strattonamenti dei partiti: il budget a disposizione per le modifiche parlamentari, infatti, è, formalmente, di soli 600 milioni, per una manovra che vale circa 30 miliardi.

Per capire quali temi sono stati portati alla ribalta nel dibattito social e se ci sia stata una reale convergenza sul fronte dei lavori parlamentari, FBBubbles, divisione di FB&Associati specializzata in analisi del dibattito pubblico e campagne di advocacy, ha analizzato le tendenze mediatiche delle diverse issue trattate, confrontandole con il fascicolo ufficiale degli emendamenti segnalati, presentati la scorsa settimana presso la Commissione Bilancio del Senato.

L’analisi social

Da un’analisi del dibattito web degli ultimi 3 mesi emerge con chiarezza che tra i temi maggiormente discussi nel nostro Paese ci sia la legge di Bilancio. Dai primi di settembre ad oggi, infatti, la manovra 2022 è stata menzionata online in quasi 200 mila articoli, uscite social e contenuti mediatici, realizzati da 19 mila autori unici, raggiungendo un volume di engagement ben oltre un milione di interazioni tra visualizzazioni, condivisioni, commenti, like e reaction.

L’andamento delle conversazioni in rete rivela nel complesso una certa omogeneità caratterizzata, tuttavia, da alcuni importanti picchi di salienza in occasione dei quali i volumi della discussione tematica sono significativamente aumentati.           
Il primo incremento di conversazioni (11.800 interazioni) occorre tra il 4 e l’11 ottobre in occasione delle polemiche del Carroccio sui metodi e le tempistiche del Governo nel condividere la documentazione da discutere per la Bilancio.          
Un secondo picco di rilevanza, quantitativamente il più rilevante con 21.100 interazioni, si rivela tra il 25 e il 31 ottobre, settimana durante la quale è emerso che, grazie alla nuova legge di Bilancio e alle modifiche alla normativa sull’Ape sociale, dal 2022 anche insegnanti e collaboratori della scuola primaria rientreranno nella categoria dei lavoratori usuranti.   
Infine, l’ultimo incremento di salienza risale alla settimana 29 novembre – 5 dicembre conseguente alle proteste sindacali contro il governo per il taglio dell’Irpef. Ampiamente ripresa online è stata una dichiarazione del segretario Cgil Maurizio Landini a seguito di un incontro con il ministro dell’Economia Daniele Franco: “Nei prossimi giorni assieme a Cisl e Uil valuteremo tutto ciò che è necessario per far cambiare idea al governo e alle forze di maggioranza perché stanno commettendo un errore. La manovra non dà priorità ai redditi bassi: a chi guadagna 100mila euro gli stessi vantaggi di chi ne prende 25mila” (17.200 interazioni).

Un’analisi degli emendamenti

Dopo diversi tentennamenti, allo scadere del termine entro cui i diversi senatori avrebbero potuto segnalare le proposte di modifica di maggiore interesse – gli unici sui quali si procederà effettivamente all’esame in Commissione -, sono stati individuati 731 emendamenti.

Molteplici e variegati i temi trattati: dal Fisco al Lavoro, passando per una revisione del Reddito di cittadinanza e la riforma degli ammortizzatori sociali, fino ad arrivare al Superbonus e cashback fiscale, per citarne alcuni.

Discorso a parte va fatto per la rimodulazione dell’IRPEF. Se da una parte sono stati presentati alcuni emendamenti a firma dei diversi gruppi – diverse le critiche venute anche dal segretario Cgil Maurizio Landini e dai sindacati che sciopereranno il 16 dicembre – è atteso in Commissione, pare la prossima settimana, un emendamento del Governo che inserisce in manovra la nuova Irpef nella versione a quattro aliquote (23, 25, 35 e 43%) e con una curva delle detrazioni che punta a ridurre le tasse ai contribuenti tra i 35mila e i 50mila euro di redditi.

Procedendo con un’analisi qualitativa e quantitativa del dibattito tematico social, emerge con chiarezza una significativa correlazione con issue quali tasse (Imu, Iva, Irpef e Flat tax occupano oltre il 38% del conversato), reddito di cittadinanza (il 31% delle conversazioni sulla legge di Bilancio affrontano, più o meno dettagliatamente, la questione RDC), bonus e superbonus (assieme complessivamente il 29%), lavoro (il termine deve essere inteso nel senso ampio, includendo quindi universo datoriale e occupazionale, per un valore percentuale del 26%), e scuola (21%). Una conferma di questi dati arriva dalle cosiddette “top news” degli ultimi 3 mesi sulla manovra 2022, ossia i contenuti più performanti che hanno collezionato i volumi più importanti in engagement. Si tratta di uscite mediatiche e social tese a fotografare i cambiamenti nell’universo dell’istruzione, gli effetti del cashback, le polemiche sindacali sul modus operandi del governo, lo stato dell’arte sul reddito di cittadinanza, l’impatto della legge di Bilancio sull’edilizia e le posizioni politiche sulle tasse.  

Dall’analisi dei dati non sembra esservi un ordine di priorità, qualitativamente e quantitativamente parlando, sia per quanto riguarda gli emendamenti segnalati sia rispetto alle tematiche trattate in rete. D’altra parte, i temi su cui vi è stata una maggiore attenzione mediatica sembrano convergere con i cinque macrotemi sui quali i capigruppo, assieme ai relatori e al governo, hanno trovato un accordo per procedere alle segnalazioni: ossia superbonus, scuola, reddito di cittadinanza, contrasto del caro bollette e sisma.

Prendendo ad esempio il Superbonus, il quale viene trattato nell’articolo 9 della manovra, su 13 emendamenti presentati (segnalati) – dato quantitativo che potrebbe sorprendere considerando la portata mediatica dell’argomento – soltanto 6 riguardano espressamente il Superbonus. La questione, più che rappresentare un disinteresse da parte delle forze politiche, sembrerebbe dimostrare come le stesse abbiano preferito passare la palla al Governo, o, per meglio dire, al Premier, sulla cui stima e fiducia non sembrano esservi dubbi neanche da parte dell’opposizione, se si prende in considerazione la manifestazione di stima rivolta nel corso del ciclo di audizioni da parte dell’onorevole di Fratelli d’Italia, Ylenja Lucaselli.

La stessa considerazione può essere fatta, su larga scala, su tutta la manovra finanziaria, la quale, nel complesso, ha ricevuto molti emendamenti aggiuntivi piuttosto che modificativi. In altri termini, si chiede di aggiungere nuovi contenuti, tenendo fermi quelli esistenti. Sintomo anche questo della volontà parlamentare di non voler intaccare il testo della legge, così come uscito dal Consiglio dei ministri.

Il dibattito politico in rete

Monitorando il dibattito sulla legge di Bilancio generato dalle forze politiche sui social appare evidente che il Movimento 5 Stelle sia il gruppo politico più attivo sulla issue distanziando, spesso anche di parecchie decine di contenuti, le altre compagini. Nell’arco degli ultimi 90 giorni, infatti, 217 pentastellati attraverso i propri account social si sono espressi sulla manovra 2022 generando, nel complesso, un importante volume di uscite che si attesta attorno ai 1.238 contenuti tra post e video.

Se prendiamo in esame i singoli leader di partito il nostro dato viene confermato. È infatti Giuseppe Conte, Presidente del Movimento, a detenere il primato di autore unico più prolifico e performante: con 9 uscite, principalmente orientate alla difesa del Reddito di cittadinanza, al sostegno dei lavoratori del Cnr e alla battaglia per arginare gli aumenti delle bollette, l’ex Presidente del Consiglio ha raggiunto oltre 205 mila interazioni.

Alzando il livello di analisi e osservando più in generale le issue maggiormente affrontate dai leader di partito nelle proprie pubblicazioni social, le nostre supposizioni di cui sopra sui main themes trovano ulteriore conferma. Lega e Forza Italia puntano molto su taglio delle tasse, riforma del RDC, rinvio delle cartelle esattoriali e proroga dei bonus edilizia; Fratelli d’Italia su una complessiva corsa ai ripari sul fronte economico; Partito Democratico e Azione sull’importanza di giungere ad un accordo sulla legge di Bilancio per spingere sulla ripartenza e intervenire sulle disuguaglianze. Singolare il silenzio di Matteo Renzi il cui partito, assieme a quello di Giorgia Meloni, risulta tra i meno coinvolti ed esposti sui social in merito alla manovra 2022, rispettivamente con 4 stakeholder Fratelli d’Italia e 20 Italia Viva.

Conclusioni

Sulla manovra, quindi, si registrerebbe una sostanziale convergenza tra il dibattito mediatico e quello parlamentare – per quanto quest’ultimo sia, ad oggi, ancora in itinere. Con un’unica sostanziale differenza. In Parlamento, infatti, non sembrano esserci state, fino ad ora, nette levate di scudi, anche sui temi più identitari, su cui, invece, i partiti hanno dato battaglia nell’arena mediatica. La palla sembrerebbe essere, quindi, nella metà campo dell’Esecutivo – e, nello specifico, di Mario Draghi – al quale i Gruppi si sarebbero affidati per trovare un punto di caduta equilibrato. La combinazione di questi elementi – ossia la forte linea del Governo, la fiducia riposta in questo e nel Premier e l’ampia maggioranza che lo supporta – consentono di inquadrare la legge di Bilancio come un potenziale banco di prova anche per altre importanti votazioni. In altre parole, una maggioranza così ampia, trasversale – per quanto differente – potrebbe (a breve) tornare utile per l’appuntamento del Quirinale. È questa la lettura che sembrerebbe dare della manovra il Segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, che ha dichiarato come “Immaginare che sulla prima manovra di questo governo ci possa essere un Vietnam parlamentare non è accettabile”. Secondo il Segretario Dem, infatti, “l’intesa tra i partiti di maggioranza servirà anche in chiave Quirinale”, poiché “se non si spostano a dopo l’approvazione della manovra le giuste e legittime discussioni che dobbiamo fare sulla migliore soluzione per il Colle ne andrà di mezzo la legge di bilancio e saliranno le tensioni nel Paese”. L’ipotesi Mario Draghi al Colle, a questo punto, potrebbe non essere del tutto peregrina.