Qatargate: corruzione, non lobbying. Parla Bistoncini

Il vero lobbista non si muove autonomamente per difendere gli interessi che rappresenta. Parla con le istituzioni e le coinvolge per dare loro il quadro più ampio ed esaustivo possibile sulla materia

di Pierfrancesco Borgia

Il Qatargate getta un’ombra sull’attività di lobbying. Ed è un danno all’immagine di una professione abbastanza «recente», della quale Fabio Bistoncini è quasi il decano, con il suo quarto di secolo di esperienza. «Sono fiero del mio lavoro – racconta al telefono, (aziende di ogni genere, persino onlus e società del Terzo settore) -. Presto partirà il primo Master in lobbying e public affaires. E non in un’università privata. Ma alla Sapienza!».

In cosa vi ha danneggiato il Qatar-gate?

«Questo scandalo non ha nulla a che fare col nostro lavoro»

Cosa fa, allora, il lobbista?

«Attività di rappresentanza di interessi. La società in cui viviamo è fatta da una pluralità di interessi (economici, sociali, etc)».

Anche il Qatar aveva interessi da difendere.

«Quelli sono interessi economici di uno Stato straniero. D’altronde, da quanto emerge dell’inchiesta, si tratta di corruzione non lobbing. Col nostro lavoro non ha niente a che fare»

Descriva il suo lavoro.

«Informare il legislatore degli interessi che rappresento».

Facciamo un esempio?

«Mettiamo che la legge di Bilancio abbia nelle sue pieghe una norma che vada contro gli interessi del cliente che rappresento. Legittimamente facciamo presente al legislatore aspetti magari che non aveva considerato».

Faccio io un esempio: il governo ha ventilato l’ipotesi di togliere lo spid. Potrebbe lei, rappresentando una società che gestisce lo spid, cercare di dissuadere il legislatore da questa misura?

«Certamente. Alla luce del sole. Il vero lobbista non si muove autonomamente per difendere gli interessi che rappresenta. Parla con le istituzioni e le coinvolge per dare loro il quadro più ampio ed esaustivo possibile sulla materia. Sa ad esempio quante società sono intervenute, sia da noi che a Bruxelles, sia pro che contro la transizione ecologica? Tantissime. Perché questo è il sale della democrazia. Non si chiede di paralizzare il legislatore ma di informarlo il più possibile».

Giuseppe Conte chiede una legge per disciplinarlo. Cosa dovrebbe comportare secondo lei?

«Che gli ex parlamentari possano fare attività di lobby soltanto dopo un certo periodo (dai due ai cinque anni) in modo da evitare condizionamenti durante il loro mandato parlamentare.

Perché?

«Perché, per fare un esempio molto terra terra, un lobbista poco serio potrebbe promettere a un parlamentare di assumerlo quando perderà il seggio e in questo modo condizionarlo nella sua attività»

A questo proposito mi permetta una domanda cattiva. Cos’è nel suo campo la produttività?

«Non garantiamo niente. Facciamo lo stesso lavoro dell’avvocato. Diamo il massimo per far conoscere le istanze di chi rappresentiamo».

Ha mai rifiutato un cliente?

«Certo. Quando chiedono cose che non possiamo dare e rappresentano interessi eticamente difficili da difendere. Il classico esempio? Aziende che fanno mine antiuomo. Ce lo vede un lobbista a difendere i loro interessi in Parlamento?»

[pubblicato su “Il Giornale” 21 dicembre 2022]