La Cina secondo i parlamentari italiani

Come, in che misura e secondo quale logica, la Cina suscita l’attenzione dei parlamentari italiani?

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In occasione della visita del Capo dello Stato, Sergio Mattarella in Cina, il Centro Studi FB& Associati ha provato a rispondere a tale quesito attraverso una ricerca nella quale vengono esaminati e classificati gli atti di Sindacato Ispettivo e di indirizzo, prodotti da Camera e Senato nei primi due anni della XIX legislatura (ottobre 2022 – ottobre 2024).

I dati raccolti saranno qui illustrati per macro-aree di interesse e forze politiche.

La visita del Presidente della Repubblica si inscrive nella complessa trama intessuta dai rispettivi governi e diplomazie per evitare che al disallineamento registrato nel 2019 sul Memorandum of Understanding relativo alla Nuova Via della Seta, possa corrispondere un downgrade dei rapporti bilaterali.

L’esame degli atti di Sindacato Ispettivo sulla Cina rivela, in primo luogo, la particolare attenzione prestata dai parlamentari italiani, in questi primi due anni della XIX legislatura, per le problematiche connesse ad attività di impresa – commercio e politica generale – affari esteri. Un’incipiente premura si segnala in materia di sicurezza nazionale. Prima di entrare nel dettaglio di queste macro-aree, vale la pena soffermarsi su alcuni aspetti residui. Acquisito l’interesse per il destino dell’accordo sulla Nuova Via della Seta, colpisce anzitutto il numero di atti in ambito agroalimentare: sono solo tre e riguardano unicamente la concorrenza cinese sul miele. Nessun atto relativo al divieto di importazione in Cina di carne suina italiana, un tema invero molto avvertito dal relativo settore produttivo nostrano. Esigui risultano anche quelli dedicati al comparto sanità e alle problematiche, in termini di crimine organizzato, connesse alle aree storiche dell’emigrazione di cittadini cinesi in Italia: Prato e Firenze.

La pandemia e l’esacerbarsi delle tensioni internazionali in una misura aiutano a comprendere la presenza di atti in materia di politiche della famiglia, qui il fulcro sono le problematiche relative a procedimenti di adozione e di ricongiungimento con i minori, e pubblica sicurezza. A quest’ultimo riguardo tutto ruota intorno alle presunte “stazioni di polizia cinese”, ospitate presso i Centri di servizio per i cinesi d’oltremare. Secondo una ONG spagnola, dal cui resoconto originano la prevalenza degli atti in oggetto, i predetti centri celerebbero, infatti, attività finalizzate al rimpatrio “forzato” di cittadini cinesi ricercati dalle loro forze di sicurezza. Un tema oggetto, in Italia e in altri paesi, di monitoraggio e approfondimento da parte delle autorità preposte, in conseguenza dei quali finora non sarebbero emerse evidenze di sorta, e che sembra, quindi, potersi riconnettere ad una curvatura del discorso pubblico sulla Cina a fini politico-ideologici. Un solo atto, infine, attiene al rischio di ingerenza cinese nel comparto della cultura e dell’universitàe dellaricerca: qui il riferimento è agli Istituti Confucio. Proprio in questi ultimi giorni, giova sottolineare, il Sottosegretario Mantovano e il Ministro Bernini hanno presentato pubblicamente un piano d’azione nazionale per tutelare l’università e la ricerca italiane dalle ingerenze straniere, in conferenza stampa sono state tuttavia escluse specifiche preoccupazioni italiane riguardo la cooperazione scientifica e accademica con la Cina.

“Maggioranza” e opposizione, complessivamente, seguono con eguale attenzione le vicende e le problematiche direttamente e indirettamente collegate alla Cina. Il Partito Democratico, forte anche della lunga esperienza di governo accumulata in questi anni e quindi dell’ampia familiarità coi risvolti concreti dei processi macro alla base dei rapporti bilaterali, copre il più ampio spettro, in termini comparativi, di macro-aree di interesse e detiene il primato assoluto di atti, contrassegnati da qualche punta di asprezza. Assai defilato, tenuto conto del ruolo chiave avuto nella passata legislatura e delle relazioni intessute con Pechino, risulta invece il Movimento 5 Stelle. Un low profile che traspare chiaramente anche dalla caratura delle macro-aree di interesse in cui si è distinto: sanità e politiche della famiglia. Fratelli d’Italia, dato probabilmente il ruolo di guida e bilanciamento interno della coalizione di governo, mantiene uno standing tematico abbastanza plurale e privo di quelle animosità che emergono invece in modo, seppur episodico, nella condotta della Lega. In conseguenza probabilmente dell’incarico governativo del leader, Antonio Tajani, Forza Italia resta lontana dalle vicende di politica estera, riaffermando all’interno della “maggioranza” la predilezione per le problematiche di impresa.

Scarica qui il documento di analisi completo di FB Lab.